ROMA – In Italia, come in tanti altri paesi del mondo, i complotti sono quotidiani, e sono sempre di più le persone che non possono farne a meno. Magari scopriremo che fa bene al logorio della vita moderna, appassionarsi e ritrovarsi insieme ad altri pazzerelloni a svelare chi c’è dietro il complotto e chi cercano e vogliono fregare.
Basta qualche minuto di ricerca e si scopre che il complottismo lo troviamo nel corso dei secoli. Arrivando ai nostri tempi, solo qualche esempio: l’assassinio di John Kennedy non fu commesso dall’ex militare Lee Oswald che, guarda il caso, per non farlo parlare fu ucciso appena due giorni dopo l’attentato nella centrale della polizia di Dallas da Jack Ruby, ma dalla mafia e da altri poteri occulti; l’uomo non è arrivato sulla Luna è stata tutta una messa in scena; il covid non esiste, è solo una scusa per inoculare con il vaccino microscopici chip per telecomandare poi le persone; le scie chimiche, speciali sostanze rilasciate dagli aerei per addomesticare il genere umano, e via così.
Tralasciamo i complotti politici di cui si è parlato in Italia in questi ultimi tempi, molte volte serviti soltanto a deviare l’attenzione dai seri problemi che il Paese deve risolvere, per cercare di capire come mai sempre più persone hanno bisogno di un qualche complotto per vivere meglio.
Da un punto di vista psicologico, ci dicono gli esperti, i complotti vivono e prosperano facendo leva sulle nostre paure, dubbi e preoccupazioni. Più il periodo è complicato per noi, più diventa impellente trovare per colpa di chi.
Ma attenzione, è altrettanto vero che spesso ci sono anche buoni motivi per essere sospettosi nei confronti di chi ha potere, visto e considerato che più volte si è visto che possono mentire, possono ordire veramente dei complotti per raggiungere i propri scopi, falsificare dati per garantirsi guadagni illeciti, falsificare prove per scatenare guerre, assassinare tramite i servizi segreti avversari e leader scomodi.
Per questo non è vero che chi crede ai complotti sia necessariamente paranoico. Molte volte, spiegano gli esperti, ci sono tratti comuni: chi sposa il complotto pensa di uscire così dal pensiero comune e di conquistarsi la medaglia di pensatore indipendente, l’unico ad aver capito cosa c’è dietro il diabolico piano e chi sono i malvagi.
Questo avviene perché tutti noi, ogni minuto e ogni giorno, cerchiamo di spiegare cosa succede attorno a noi con quello che abbiamo a disposizione, cerchiamo significati, collegamenti, ci viene naturale, il nostro cervello agisce così. Il problema è che a volte scopriamo connessioni anche dove non ci sono, cadiamo in vere e proprie trappole mentali che ci portano a credere che dietro ogni cosa ci sia una intenzione, una volontà, proprio non pensiamo sia possibile che quanto succede possa capitare per caso.
Quindi? Inutile credere che basti illustrare ai complottisti le prove perché anche questo verrebbe immediatamente classificato come complotto. In questi casi vince la cosiddetta logica circolare: sia ‘mostrare’ le prove che l’assenza dai complottisti sono mera dimostrazione della sua verità, per questo la cospirazione diventa una questione di fede.
Che fare? Meglio iniziare, ci spiegano gli psicologi, a discutere con il complottista che incontriamo per cercare di capire che cosa abbiamo in comune. Perché, dispiace ammetterlo, alla fine siamo un po’ tutti complottisti, la differenza è che alcuni lo nascondono meglio e altri no.
L’articolo Ti dimostro che il complotto non esiste? È sempre un complotto proviene da Agenzia Dire.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it