RESIA – I distretti industriali e il loro futuro, da Nord a Sud, una analisi di come si muove l’economia distrettuale. E la domanda se ha ancora senso il posizionamento in aree deputate all’industria, da un punto di vista ambientale e sociale, o meglio, puntare su aree decentrate ma ben focalizzate sui cluster produttive, ricche di servizi, e con un bacino di utenza per la manodopera, fidelizzato e attento a lavorare bene.
Un parco industriale da 193 imprese insediate in montagna – a Tolmezzo, Villa Santina e Amaro nei settori meccanico, elettronico, agroalimentare e impiantistico – in un’area complessiva di 260 ettari che si sviluppa in un contesto naturalistico di pregio, al centro delle vie di comunicazione con il Nord e l’Est Europa e che dà lavoro a circa 4.300 persone. Questo è l’industrial Carnia Park, in Friuli Venezia Giulia, una realtà che ha appena varato il Piano industriale 2025-2027, con la prospettiva, solidamente fondata, di investire 62 milioni su un territorio che ha appena chiuso un quadriennio di crescita ed espansione. A giugno 2024 il passaggio di testimone, ora a reggere la presidenza è l’avvocato tolmezzino Gabriele Bano. Gli interventi in corso sommano a oltre 25 milioni con la previsione di spesa di circa 19 milioni già entro il 2025, mentre le nuove progettualità sono quantificate per 36 milioni 640mila euro. ‘Il Piano industriale 2025-2027, in piena continuità con le linee guida strategiche degli anni precedenti, persegue l’obiettivo di creare un sistema territoriale per lo sviluppo del settore manifatturiero attraverso politiche per l’innovazione e favorendo l’integrazione tra imprese, istituzioni, sistemi di ricerca e della formazione, per consolidare l’attrattività e la competitività del Parco industriale e dell’intero territorio’, spiega il presidente Bano.
Fra le nuove opere programmate spiccano quelle correlate alle macro progettualità regionali di politica industriale: la creazione di una Comunità energetica di rinnovabili nell’ambito del progetto regionale per le aree produttive ecologicamente attrezzate; ulteriori interventi su siti dismessi a Tolmezzo, Amaro e Villa Santina, con una stima di investimento superiore ai 16 milioni; la realizzazione di un impianto di rete geotermica nell’area di ampliamento della zona industriale di Amaro; interventi per nuove viabilità e urbanizzazioni. ‘Il dato che forse più di altri testimonia la vitalità e il fermento progettuale del Consorzio- prosegue il presidente- è rappresentato dalla numerosità degli studi di fattibilità in corso e di quelli programmati per il 2025, perché richiama gli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende: sono ben 19 gli studi di fattibilità, di cui 11 in corso o in fase di completamento’.
Il Carnia Industrial Park si pone, dunque, ‘non solo come soggetto facilitatore dello sviluppo industriale dell’area di competenza, ma anche e soprattutto come promotore di un ecosistema montano, capace di trainare l’economia dell’intero territorio- sottolinea Bano-. La trasformazione di siti dismessi in moderne strutture a servizio delle imprese manifatturiere e artigianali, il supporto per il trasferimento tecnologico, gli investimenti sulle energie rinnovabili e l’economia circolare, la creazione di un polo di formazione superiore specialistica Its, lo studio di nuovi modelli di residenzialità e l’attenzione alle politiche di welfare aziendale sono alcuni dei progetti che danno spessore al Piano industriale approvato dai soci’.Il bilancio economico del 2023 ha registrato un valore della produzione di 9,5 milioni di euro con ricavi da locazioni superiori a 4,2 milioni di euro, con un utile prima delle imposte di 913 mila euro e un utile netto pari a 660mila euro. La posizione geografica strategica, gli incentivi all’insediamento, le agevolazioni regionali e la disponibilità di personale qualificato in uscita da percorsi di istruzione nel settore tecnico, tecnologico e delle scienze applicate consolidano i vantaggi competitivi per arrivare e restare a fare impresa in quest’area del Friuli Venezia Giulia.
Fra le aziende insediate vi è una delle tante eccellenze: la Beng, che realizza fari e fanali per le auto di lusso. Una azienda altamente innovativa che si è creata una nicchia di mercato vincente. ‘Ci troviamo è vero in montagna, ma serviamo clienti in tutto il mondo: la tecnologia non conosce confini, e si può operare in aree montane, alla stregua di zone più densamente popolate. Operiamo in un distretto industriale ben servito, al cospetto delle montagne. Ma non ci sono limiti di visione programmatica per il futuro. Siamo in Carnia, ma i nostri prodotti vestono le automobili dei brand più esclusivi al mondo, e ci troviamo effettivamente nel cuore dell’Europa a 5 ore da Monaco di Baviera, o a 5 ore da Torino’ affermano Giovannino, Matteo e Elvis Bearzi, la prima linea aziendale.
Prato, in Toscana, è un esempio di distretto industriale del settore tessile, estremamente focalizzato e per questo vincente per modalità di funzionamento, anche se i venti economici-produttivi di questo momento storico non sono ottimali. Anche se, transitori. Oggi Prato, il distretto tessile più grande d’Europa e seconda città della Toscana per dimensione, risente di una grave crisi. I motivi sono diversi: l’instabilità economica globale provocata negli ultimi anni dalle varie guerre in corso. L’indebolimento di una serie di economie straniere, o l’interruzione di relazioni commerciali con alcuni paesi (come la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina) hanno provocato un netto abbattimento delle esportazioni verso l’estero, che per il settore tessile italiano sono sempre state la principale fonte di entrate economiche. Anche se la Toscana in generale continua a macinare primati: secondo quanto rileva l’Irpet, a crescere sopra la media regionale nel primo semestre in termini di export sono state però soltanto quattro macro-specializzazioni produttive: i gioielli (+106%), i prodotti dell’industria agroalimentare (+22,3%), i prodotti farmaceutici (+44,6%) e i macchinari (15,7%). Come conferma Silvano Simone Bettini, uno dei titolari della Rosss di Scarperia che realizza scaffalature industriali metalliche, ex presidente di Confindustria Firenze: ‘Il mondo industriale toscana è molto variegato, per questo resiste. Se la crisi colpisce un settore, negli altri si va avanti. Rimane una regione economicamente forte’.
Elena Salda, a capo di Cms (171 gli addetti), azienda metalmeccanica di Marano sul Panaro (Modena), non ha dubbi: ‘Il distretto industriale di Marano si trova in area preappenninica; ci troviamo qui sin dagli inizi, ed il contesto è per noi foriero di aspetti positivi. Non ci troviamo lontano dalle principali direttrici viarie che ci consentono un veloce collegamento autostradale. Ed abbiamo a disposizione un bacino di manodopera interessante per le nostre attività. Periferici si, ma al centro della funzionalità e dei servizi che servono ad una azienda’.
Renato Railz, a capo di Eurolls (quasi 300 addetti), multinazionale insediata con alcune dei suoi plessi produttivi in area di pertinenza del Carnia Industrial Park in Friuli, afferma: ‘Trovarsi in una area industriale montana ha i suoi vantaggi, in merito principalmente ai servizi che vengono erogati, di cui ogni azienda insediata può trarre vantaggio. Penso sia importante porsi l’obiettivo di mantenere tutelato l’ambiente in cui ci troviamo. Questo fa parte del capitolo sostenibilità. Ed inoltre, trovarsi in montagna, significa avere a disposizione un bacino di lavoratori magari un numero inferiore, ma con una fidelizzazione altissima’. Ne è un esempio un ricercatore di Eurolls: Antonio Carabillò, une delle menti eccellenti che ha deciso di non lasciare il Paese, perché l’azienda per cui opera, gli ha dato la possibilità di esprimersi al meglio, con sfide di ricerca, applicate poi alla realtà industriale. Questo ha consentito al giovane talentuoso siciliano, addirittura di prendere la decisione di vivere in montagna: a Tolmezzo (Udine), in Carnia, creando una famiglia. ‘Penso che il segreto perché i giovani con menti dotate, non fuggano dal nostro Paese, sia consentire loro di esprimersi per ciò che sanno meglio fare. Nel nostro caso, ho deciso di investire su Antonio, sostenendo il suo dottorato, ed avviando una ricerca, in collaborazione con l’Università di Udine, che fosse utile all’azienda, e soprattutto applicabile concretamente. Questo ultimo aspetto, ritengo sia essenziale: bene il dottorato di ricerca, ma i risultati degli studi, consentono ad Eurolls l’applicazione di soluzioni migliori sui nostri prodotti che rendono competitiva l’azienda. Tutti vincono in questa operazione. Ed il nostro Paese non si impoverisce di menti giovani capaci, di cui abbiamo estrema necessità’ ha concluso Railz.
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