ROMA – “Mentre il mondo spinge per un cessate il fuoco a Gaza, il ministro Ben Gvir chiede di tagliare il carburante e gli aiuti ai civili. Come le sinistre dichiarazioni del ministro Smotrich, questo è un incitamento ai crimini di guerra. Le sanzioni devono essere sulla nostra agenda Ue”. Così scrive in un post su X l’alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell. Il riferimento è al post su X del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir che, poco dopo il sì del premier Netanyahu alla proposta di sedere a un tavolo negoziale con Hamas promosso da Stati Uniti, Egitto e Qatar in settimana, ha scritto che il trasferimento di aiuti umanitari e carburante a Gaza “deve essere impedito fino al rilascio degli ostaggi”, quindi ha incoraggiato l’occupazione permanente di Gaza.
Borrell ha ricordato anche le parole pronunciate la scorsa settimana dal ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, secondo cui “potrebbe essere giustificato e morale” lasciare che Israele “faccia morire di fame due milioni di civili” fino alla “restituzione degli ostaggi”. Borrell chiese al governo israeliano di “prendere le distanze” da quello che si configurava come un incitamento a compiere “un crimine di guerra”, oltre a chiedere il rispetto per le risoluzioni delle Nazioni Unite e della Corte internazionale di Giustizia. Quest’ultima ha riconosciuto che gli atti commessi dalle forze israeliane nella Striscia possono configurarsi come crimine di genocidio e pertanto ha esortato a porvi fine, garantendo l’immediato e pieno ingresso di aiuti ai palestinesi.
Anche nel post odierno, Borrell scrive: “Esorto il governo israeliano a prendere inequivocabilmente le distanze da queste incitazioni a commettere crimini di guerra e lo invito a impegnarsi in buona fede nei negoziati facilitati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco immediato”. Stavolta però, il titolare della diplomazia europea fa qualcosa di inedito, chiedendo esplicitamente di sanzionare due esponenti del governo israeliano, alleato dell’Ue. A maggio già il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha cercato di intraprendere iniziative contro l’esecutivo di Tel Aviv, proponendo di lavorare a un mandato di arresto internazionale da imporre, oltre che sui vertici di Hamas, sul premier Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant, un’iniziativa contro cui ha agito legalmente l’allora governo del primo ministro britannico Rishi Sunak.
Dal 7 ottobre, quando un commando guidato da Hamas ha aggredito il sud di Israele provocando 1200 morti e prendendo in ostaggio 240 persone, Israele ha lanciato un’offensiva su larga scala nella Striscia per eliminare il gruppo. Ad oggi il bilancio dei morti ha superato quota 39.800, ma secondo uno studio del Lancet del mese scorso, i morti potrebbero ammontare a 186mila, se si prende in considerazione le persone rimaste sotto le macerie, nonché gli effetti del blocco totale imposto da Israele ad acqua, corrente elettrica, cibo e farmaci, insieme al bombardamento di ospedali, impianti fotovoltaici e idrici, desalinizzatori per l’acqua e infrastrutture per le telecomunicazioni.
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