ROMA – Come annunciato da Donald Trump, sono stati infine resi pubblici nuovi documenti governativi sull’assassinio di John F. Kennedy, uno dei capitoli più controversi della storia americana ancora avvolto in una nube di teorie cospirative.
L’archivio pubblicato dai National Archives include 1.123 file in formato PDF, tra cui resoconti dattiloscritti e appunti manoscritti. Trump aveva promesso un rilascio integrale, ma una prima analisi ha rivelato omissioni e censure, scrive il New York Times. Nulla di nuovo sotto il sole, secondo gli storici: difficilmente questi documenti cambieranno la versione ufficiale, secondo cui Kennedy fu ucciso il 22 novembre 1963 a Dallas da Lee Harvey Oswald.
La pubblicazione, gestita in modo abbastanza frettoloso, ha colto di sorpresa persino gli archivisti. Gli studiosi sottolineano la scarsa organizzazione dei file, alcuni illeggibili, altri già noti, molti senza apparente legame con l’assassinio. “Questa pubblicazione è la più caotica mai vista”, ha commentato lo storico David J. Garrow.
Tim Naftali, esperto della Columbia University, ha un’altra teoria: i documenti sono stati tenuti segreti per decenni non per nascondere rivelazioni sull’omicidio, ma per proteggere informazioni sensibili sulle operazioni della CIA. “Trump avrebbe pubblicato la verità nel 2017, se l’avesse avuta. Qui si proteggono fonti e metodi, non segreti esplosivi.”
Ad oggi, il 99% dei 320.000 documenti noti sull’assassinio di JFK è stato declassificato. Restano però oltre 2.100 file ancora parzialmente o completamente coperti da censure, oltre ad altri 2.500 sotto sigilli giudiziari.
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